


“La nonviolenza è l’atteggiamento sentimentale e persuasivo di chi è totalmente fuori da ogni conformismo, di chi si è totalmente “liberato” attraverso gli strumenti della ragione e della cultura.“
Pier Paolo Pasolini
Media Review | 15 novembre 2021
Il COP 26 di Glasgow sul cambiamento climatico si è concluso con uno sconfortante compromesso tra i Paesi sviluppati che – pressati dall’opinione pubblica – proclamano le migliori intenzioni e quelli emergenti che, al contrario, non vogliono smettere di inquinare per paura di affossare le loro economie.
Ciononostante, le grandi istituzioni finanziarie e le multinazionali hanno capito che salvare il pianeta è il business del secolo e stanno riversando enormi investimenti nella cosiddetta Green Economy.
Secondo un’analisi di Bloomberg, negli ultimi sei anni sono stati impiegati più di 2.200 miliardi di dollari da parte di aziende, fondi d’investimento e governi per rendere più efficiente l’energia generata da fonti rinnovabili. Sembrerebbe una somma esorbitante, eppure è ancora niente se comparata ai 92/173 mila miliardi di dollari (a seconda delle stime) che saranno investiti di qui a trent’anni.
Parallelamente, nei prossimi anni i cosiddetti millennials – nati tra i primi anni ottanta e il 2000 – beneficeranno di un enorme trasferimento di ricchezza da parte dei loro predecessori (i baby boomer) e, secondo uno studio di Morgan Stanley, vorranno dimostrare la loro sensibilità per il futuro del mondo favorendo coi loro investimenti le aziende più attente ai temi sociali ed ambientali.
È così che, nel mondo della finanza, sono diventati fondamentali i parametri ESG (Environmental, Social & Governance) usati per certificare gli “Investimenti Sostenibili e Responsabili” (SRI – Sustainable and Responsible Investing).
Ad oggi, i fondi legati all’ESG ammontano a circa 38.000 miliardi di dollari ma si prevede che nel 2025 raggiungeranno 53.000 miliardi, quasi un terzo di tutti i patrimoni gestiti.
Cosa comporta, però, l’applicazione degli ESG ai Paesi in via di sviluppo?
Un esame più attento rivela che questi criteri non solo hanno ben poco da offrire ai Paesi emergenti che dipendono dalle esportazioni ma possono, addirittura, rivelarsi controproducenti.
Ricardo Hausmann insegna alla John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard ed è direttore dell’Harvard Growth Lab. È stato ministro della pianificazione in Venezuela e capo economista presso la Inter-American Development Bank.
Media Review | 28 luglio 2021
Schierandosi dalla parte dei più importanti gruppi agroalimentari contro sei ex bambini schiavi del Mali che volevano essere risarciti in base alle leggi statunitensi sulla responsabilità civile, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha inviato un messaggio pericoloso.
A quanto pare, all’estero le società americane non saranno tenute a rispettare gli stessi standard richiesti in patria in materia di decenza e diritti umani.
Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, insegna alla Columbia University di New York.
Geoffrey Heal è professore di “Impresa sociale” alla Columbia Business School.
Media Review | 21 maggio 2021
Dopo un anno in cui il Covid-19 ha sospeso la normale vita economica in tutto il mondo, l’umanità guarda i rischi sotto una nuova luce.
Riconoscere le potenziali minacce, però, è solo l’inizio: la vera sfida sta nel decidere quali problemi meritino la nostra attenzione e in quale ordine.
Daron Acemoglu insegna economia al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Vincitore nel 2005 della John Bates Clark Medal, è attualmente fra i cinque economisti più citati nel mondo.
Focus | 7 marzo 2021
In un momento storico di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo, dobbiamo prendere decisioni importanti per il nostro futuro e quello dei nostri cari.
Diventa fondamentale, allora, conoscere l’esistenza dei cosiddetti bias cognitivi e scoprire come questi “meccanismi” involontari della mente umana influenzino il nostro modo di pensare e di decidere.

Media Review | 20 gennaio 2021
Nel giorno dell’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in una Washington blindata e semideserta per le limitazioni Covid e le misure di sicurezza adottate dopo l’assalto al Congresso di due settimane fa, vi proponiamo un estratto dell’interessante analisi di Jennifer McCoy sulla trasformazione in chiave populista del Partito Repubblicano statunitense.
Un fenomeno dalle caratteristiche peculiari ma non esclusive che – da almeno un decennio – abbiamo imparato a conoscere anche da questa parte dell’Atlantico, in Europa e in Italia.
Media Review | 24 dicembre 2020
Mentre gli effetti devastanti del Covid-19 hanno monopolizzato l’attenzione del mondo, altre crisi stratificate – dal cambiamento climatico all’aumento delle disuguaglianze – continuano a farsi sentire pesantemente.
Le sfide dello squilibrio planetario e sociale sono intrecciate tra loro ed interagiscono in un circolo vizioso, peggiorandosi a vicenda.
Per cambiare la – pericolosa – strada che abbiamo imboccato è necessaria una grande trasformazione del nostro modo di vivere, lavorare e collaborare.
Il Rapporto sullo Sviluppo Umano del 2020 – pubblicato dalle Nazioni Unite lo scorso 15 dicembre – indica, con dovizia di dati ed interessanti approfondimenti, come si potrebbe dare il via a questo cambiamento.
Media Review | 15 novembre 2020
Molti aspetti della nostra risposta alla pandemia da coronavirus si sono basati sulla tecnologia digitale.
Ove possibile, le scuole e i luoghi di lavoro si stanno spostando online, con la didattica a distanza e il cosiddetto “smart working“.
In molti Paesi, gli esperti di sanità pubblica utilizzano l’analisi dei dati e le app di tracciamento dei contatti per monitorare il contagio e, purtroppo, in alcuni casi, governi autoritari usano la pandemia come una scusa per imporre ai loro cittadini restrizioni radicali che limitano la possibilità di proteste e di altre forme di critica.
Secondo il rapporto FREEDOM ON THE NET 2020 dell’autorevole Freedom House, le conseguenze della pandemia per i diritti digitali sono, a livello globale, piuttosto fosche.
Fra gli esempi negativi sono citati anche gli Stati Uniti, a causa di una sempre maggiore sorveglianza dei social media come è avvenuto, ad esempio, in occasione delle proteste del movimento Black Lives Matter.
Media Review | 2 novembre 2020
La posta in gioco nelle elezioni presidenziali statunitensi del 3 novembre è molto alta, sia per l’America, sia per il mondo. La vittoria di Joe Biden non sarebbe una panacea, ma consentirebbe agli Stati Uniti di rinnovare gli impegni abbandonati, avvicinandosi ai suoi alleati occidentali come veri partner e amici e riscoprendo una politica estera più razionale.
Javier Solana è stato Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, Segretario Generale del Consiglio dell’Unione Europea, Segretario Generale della NATO e Ministro degli Esteri della Spagna.
Oggi, presiede EsadeGeo – Center for Global Economy and Geopolitics ed è Distinguished Fellow presso la Brookings Institution.
Media Review | 1 novembre 2020
Pur sperando in un risultato definitivo il 3 novembre (o immediatamente dopo), gli osservatori del mercato devono purtroppo prepararsi al peggio. Dopotutto, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i repubblicani non stanno nemmeno cercando di nascondere i loro piani per rubare le elezioni.
Nouriel Roubini insegna economia alla Stern School of Business della New York University ed è stato Senior Economist per gli Affari Internazionali nel Consiglio dei Consulenti Economici della Casa Bianca, durante l’Amministrazione Clinton.
È diventato noto al largo pubblico quando, nel 2008 – con il manifestarsi della crisi economica mondiale -, si avverarono molte delle previsioni che aveva enunciato due anni prima al Fondo Monetario Internazionale, nello scetticismo generale.
Media Review | 12 giugno 2020
Alla vigilia dell’inizio dei lavori di Villa Doria Pamphili denominati – forse un po’ pomposamente – “Stati Generali dell’Economia”, vi proponiamo la traduzione dell’articolo di Daron Acemoglu (docente di economia al MIT, attualmente tra i primi 5 economisti più citati nel mondo) pubblicato il 5 giugno su Project Syndicate, certi che, a prescindere dalle convinzioni di ognuno, possa fornire interessanti spunti di riflessione.
Arte | 3 giugno 2020
La Street Art ha tutte le carte in regola per diventare un emblema della società contemporanea.
Questo movimento porta con sé il concetto di libertà di fruizione pubblica, non è un’espressione artistica da piedistallo: la si può bistrattare, cancellare o, anche, idolatrare.
Sta alla comunità vederne l’utilità o meno e la decisione se preservarla o renderla semplice testimone del tempo e della mutazione.
Focus | 19 aprile 2020
Esattamente 75 anni fa, il 19 aprile 1945, a Poggio Scanno, sulle colline sopra Bologna, fu combattuta l’ultima battaglia dell’Esercito Italiano nella Seconda Guerra Mondiale.
I Bersaglieri fecero breccia nella Linea Gotica e il 21 aprile entrarono a Bologna da Porta Santo Stefano, riunendosi, così, alle truppe polacche del generale Anders.
Il ricordo di quel fatto d’armi offre lo spunto per una riflessione di più ampio respiro sul ruolo che noi tutti abbiamo nel costruire il nostro futuro.
Editoriale | 5 aprile 2020
Il cambiamento climatico che minaccia l’umanità, un sistema economico prossimo al collasso, una classe dirigente perlopiù inadeguata e, adesso, la pandemia di Covid-19: ci troviamo di fronte alla tempesta perfetta?
Siamo in grado di affrontarla o verremo travolti?
Nasce l’associazione NETTUNO 1958 APS
Oggi viviamo in un mondo frammentato, in una triste epoca di tribalismo, polarizzazione e intensa divisione sociale che separa le persone lungo linee di appartenenza politica, di religione, di etnia e, talvolta, di genere.
Cercando il consenso degli altri e spesso senza essere informato, l’uomo tende a seguire la massa e il pensiero dominante.
Tuttavia, proprio quando l’individuo si conforma alla massa, rinunciando alla propria ragione e ai propri istinti riguardo a ciò che è vero e a ciò che è giusto, si corre il rischio di seri danni sociali.
È, quindi, fondamentale che ciascuno di noi torni a pensare con la propria testa e si assuma le proprie responsabilità: si informi, sia capace di discernere, si doti di spirito critico – e autocritico – e si senta parte della comunità, contribuendo a costruirla giorno per giorno.
NETTUNO 1958 promuove la cultura, l’informazione, lo studio e il libero pensiero come strumenti necessari per favorire la crescita degli individui e, in particolare, dei giovani.